25 settembre 2011
Che l’Italia avesse un “premier a tempo perso” già lo sapevamo: l’ha detto lui a un’amica escort.
E l’ha confermato martedì sera con due telefonate mute a Ballarò.
Come Presidente del Consiglio ha chiamato Floris per intervenire in diretta, ma poi s’è accorto che il tempo riservato al governo era scaduto, allora ha indossato i panni del Presidente della Patonza e, per la gioia di una trentina di mignotte sedute sulle sue ginocchia, ha fatto il numero del molestatore che non parla, ma ansima. Ora le foto pubblicate qui a fianco dimostrano un altro fatto per noi notorio: anche Frattini Dry è un ministro degli Esteri a tempo perso, nel senso che perde inutilmente tempo a fare il ministro. Il vero capo della nostra diplomazia è Valter Lavitola, ingiustamente sminuito dalla stampa Come “faccendiere”, “Valterino”, “direttore de l’Avanti!”. Scherziamo?
Lavitola, momentaneamente latitante, è l’uomo chiave del governo, l’architrave del sistema. Ma guardatelo: con che piglio scende dall’aereo della Presidenza del Consiglio dietro al premier! E con quale autorevolezza siede al tavolo del presidente di Panama! Poi, certo, per tenerlo buono, ha lasciato un posto e un pasto caldo anche a Frattini, onde evitare che si accorga di non essere il ministro degli Esteri, ma un semplice “fattorino”, come lo chiamano i diplomatici Usa nei cablo svelati da Wikileaks.
E chissà come chiamano Mariastella Gelmini, ministro dell’Istruzione, Università e Ricerca Scientifica a sua insaputa, ieri autrice del seguente comunicato: “Alla costruzione del tunnel tra il Cern (Ginevra, ndr) e i laboratori del Gran Sasso (Abruzzo, ndr), l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro”.
Wow!
Mentre i soliti disfattisti denunciavano la paralisi delle grandi opere, pomposamente annunciate da B. nel Contratto con gli italiani alla scrivania di Vespa, il governo, zitto zitto, senza farsene accorgere, realizzava un supersonico tunnel di 732 km. scavando nella dura roccia del Gran Sasso.
Un’opera ciclopica, faraonica, titanica.
Al confronto, la piramide di Cheope e la Muraglia Cinese ci fanno una pippa. Nessuno aveva sospettato nulla, finché un neutrino malandrino ha rovinato l’effetto sorpresa: il premier contava di inaugurare la nona meraviglia del mondo nella prossima campagna elettorale, sottolineando l’enorme sforzo sostenuto a dispetto degli ambientalisti affetti da sindrome Nimby e della pesante eredità dei precedenti governi pagati da Einstein per perpetuare la sorpassata teoria della relatività, e annunciando il prossimo passo: uno speciale collegamento del supertunnel a Nord col Tav in Valsusa (un’altra piccola galleria da Ginevra a Torino) e a Sud col Ponte sullo Stretto (un piccolo scavo fra il Gran Sasso e Reggio Calabria).
Ma nulla sfugge a Gelmini occhio di lince. Che fosse il ministro più acuto e perspicace del governo lo si sospettava da tempo, ma ieri ha superato se stessa, a riprova del fatto che il cervello umano, purché collocato nella testa giusta, viaggia più veloce della luce e persino dei neutrini.
Permane anche un’altra scuola di pensiero, tipica dei disfattisti, che riferiamo per puro dovere di cronaca e che sostiene dell’inesistenza del tunnel e del relativo stanziamento di 45 milioni. La spiegazione, secondo i malpensanti, andrebbe cercata fra queste quattro.
1) La ministra dell’Istruzione, Università e Ricerca ha voluto adeguarsi al livello medio dell’Istruzione, Università e Ricerca creato dalle sue riforme.
2) La ministra non sa cosa sia un neutrino e, avendo appreso che alcuni dei medesimi erano partiti da Ginevra raggiungendo rapidamente il Gran Sasso, ha dedotto che, data la distanza e in assenza di aeroporti abruzzesi, abbiano viaggiato in auto o in treno.
3) L’unico tunnel realizzato dal governo B. è quello scavato nella testa, peraltro molto spaziosa, della ministra.
4) Dopo il contributo dato alla fuga dei cervelli, la Gelmini ha visto fuggire anche il suo. Il corpo però rimane saldamente in Italia.
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